EFFETTI BIOLOGICI E PATOLOGIE INDOTTE
DELLA RADIAZIONE LASER
Un fascio di luce laser sia diretto, che riflesso da superfici speculari può causare danni
anche irreversibili alle strutture oculari e alla pelle; la natura di questi danni dipende dalla
lunghezza d’onda della radiazione, mentre la gravità è legata alla densità di potenza E
(per sorgenti in funzionamento continuo) o alla densità di energia H (per fasci in
funzionamento impulsato) e al tempo in cui la struttura oculare è esposta al fascio laser.
L’occhio è sicuramente l’organo più vulnerabile nei confronti della luce laser e si
possono avere diversi tipi di danno a suo carico quali: danni retinici di natura
fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento,
discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite,
ustioni corneali. I danni maggiori per la struttura oculare si hanno con lunghezze d’onda
che vanno dal visibile al vicino infrarosso (400 nm <
λ
< 1.400 nm) a causa dell’azione
focalizzante sulla retina da parte del cristallino. L’istintiva barriera data dalla chiusura
delle palpebre a questa luce (tipicamente entro 0,25 s) nella maggior parte dei casi non
costituisce una protezione sicura.
Da non trascurare sono anche gli eventuali danni a carico della cute tra cui: eritemi,
ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravità sarà in rapporto, oltre che
all’energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza dei fenomeni
locali di termoregolazione, alla capacità di penetrazione nei vari strati delle radiazioni
incidenti.
Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi
interni.