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Chewing-gum e “cibi funzionali”
Gli effetti benefici sulla salute orale della masticazione di chewing-gum (Harris
et al.
, 2012)
includono la rimozione dei residui di cibo e della placca dalle superfici dentali, la
stimolazione del flusso salivare e l’incremento del pH della saliva e della placca ( y
et al.
,
2008).
La masticazione del chewing-gum stimola il flusso salivare. La stimolazione salivare
ottenuta utilizzando un chewing-gum dopo un pasto aumenta, inoltre, la concentrazione di
ioni bicarbonato, causando un’elevazione del pH della placca batterica e migliorando la
capacità tampone complessiva. La saliva stimolata, in più, si presenta in uno stato di
sovra-saturazione minerale, promuovendo, quindi, il processo di remineralizzazione (Ly
et
al.
, 2008).
Ad oggi, la maggior parte dei chewing-gum
sugar-free
in commercio viene dolcificata con
polioli (polialcoli) o dolcificanti artificiali in sostituzione di saccarosio e fruttosio per evitarne
l’effetto cariogeno.
o xilitolo, in particolare, presenta un’importante attività cario-preventiva (AAPD, 2008-
2009b; Milgrom
et al.
, 2009a; Fitch & Keim, 2012), anche a lungo termine (Campus
et al.
,
2012b), che viene esplicata attraverso la riduzione della concentrazione degli
streptococchi del gruppo
mutans
e una conseguente riduzione dei livelli di acido lattico
prodotti (Ly
et al.
, 2008; Soderling, 2009; AAPD, 2008-2009b; Milgrom
et al.
, 2009b;
Campus
et al.
, 2009b).
I chewing-gum contenenti xilitolo possono essere considerati dei
functional foods
(“cibi/alimenti funzionali”), ovvero alimenti che, grazie ad alcuni principi in essi contenuti,
presentano proprietà benefiche per la salute umana (Harris
et al.
, 2012).
Altri
functional foods
che hanno dimostrato recentemente un’efficacia preventiva nei
confronti della patologia cariosa sono quelli che contengono, ad esempio, la Stevia
rebaudiana (zucchero ad alta intensità), l’estratto di corteccia di magnolia (
Magnolia Bark
Extract
- MBE) (Campus
et al.
, 2011) e alcuni ceppi di probiotici(es.
Lactobacillus brevis
CD2). Al momento, tuttavia, l’evidenza scientifica richiede ulteriori approfondimenti per
chiarire modalità, frequenza, dosi di somministrazione ed efficacia nel tempo (T etman &
Stec sén-Blicks, 2008; Ly
et al.
, 2008).