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Dall’analisi dei dati reali (censimento delle strutture odontoiatriche, dati di prevalenza carie
e dati di popolazione) è auspicabile e incalzante la necessità di attuare, nella popolazione
pediatrica italiana, idonee misure di prevenzione.
Appare, invece, più complessa la possibilità di implementare l'offerta terapeutica pubblica
in virtù dei costi e della forza lavoro che tale scelta comporterebbe.
È verosimile, infatti, ipotizzare che nel prossimo futuro, applicando sul territorio nazionale
un programma di prevenzione strutturato, coordinato e basato su Linee Guida Nazionali,
l'offerta terapeutica del SSN si riveli adeguata, in virtù della riduzione della prevalenza di
carie che ne risulterà (Petti, 2010).Tale programma di prevenzione orale, inoltre,
consentirebbe al pediatra e all’odontoiatria di lavorare congiuntamente per lo stesso
obiettivo comunitario nazionale, di indubbio grande impatto socio/sanitario.
La carie
La carie è una patologia multifattoriale a carattere infettivo.
Un disequilibrio dell’ecosistema orale si determina quando le specie batteriche cariogene,
in particolare streptococchi del gruppo
mutans
(sm) e Lactobacilli, aumentano
numericamente a discapito delle specie saprofite (Young
et al.
, 2007; Yost & Li, 2008).
Tale condizione infettiva precede il segno clinico della malattia, rappresentato dalla
soluzione di continuo dei tessuti duri. La sola terapia della lesione cariosa, cioè la cura del
segno clinico della malattia, non influisce, se non marginalmente, sullo stato infettivo; ciò
comporta che il rischio di sviluppare nuove lesioni cariose persiste, se non s’interviene
sulle cause della malattia. Una corretta gestione della carie deve, pertanto, prevedere una
valutazione del rischio individuale di sviluppare nuove lesioni cariose. ’applicazione di
misure preventive è necessaria per ridurre il rischio di nuove lesioni e per arrestare la
progressione delle lesioni in fase iniziale (AAPD, 2011a).
I fattori eziologici che concorrono a sviluppare la carie sono molteplici.
La malattia, infatti, si sviluppa attraverso una complessa interazione nel tempo tra i batteri
acidogeni e i carboidrati fermentabili introdotti con la dieta e fattori legati all’ospite, quali la
saliva (Selwitz
et al.
, 2007). A questi fattori se ne aggiungono altri come lo stato socio-
economico (de Castilho
et al.
, 2013), l’uso di agenti remineralizzanti, etc. (AAPD, 2011a).
La valutazione del rischio di carie risulta, pertanto, complessa e comprende fattori fisici,
biologici, ambientali e comportamentali. Un’elevata concentrazione di batteri cariogeni,
abitudini alimentari inappropriate, un inadeguato flusso salivare, un’esposizione al fluoro
insufficiente, una scarsa igiene orale e un basso stato socio-economico sono riconosciuti
come importanti fattori di rischio per la malattia (Young
et al.
, 2007; Selwitz
et al.
, 2007; de
Castilho
et al.
, 2013).
Biofilm.
La predominanza di specie cariogene nel biofilm batterico orale (placca)
rappresenta il pre-requisito senza il quale non possibile l’instaurarsi della
patologia (Poureslami & Van Amerongen, 2009; Parisotto
et al.
, 2010).
l biofilm un’aggregazione complessa di batteri organizzati all’interno di una
matrice extracellulare la cui composizione varia durante la vita dell’individuo
contribuendo a modificare il rischio di carie (Law
et al.
, 2007).
a componente batterica della placca può essere valutata attraverso l’uso di terreni
selettivi che ne permettono una valutazione quantitativa; tuttavia, tale metodica
richiede strutture adeguate e personale idoneo.
Nella pratica clinica dei professionisti cui queste Linee Guida si rivolgono (pediatri,
neonatologi, odontoiatri, igienisti dentali, genitori) è consigliabile utilizzare sistemi di
valutazione semi-quantitativi disponibili in commercio. Questi test vengono eseguiti
su un campione di saliva, in quanto la concentrazione dei batteri cariogeni in essa