Come preparare una presentazione di successo - page 9

9
1.
Introduzione
Se potessi tornare di nuovo al college, mi concentrerei su due aree:
imparare a scrivere e a parlare in pubblico.
Niente nella vita è più importante dell’abilità di comunicare in modo efficace.
(Gerald L. Ford, Presidente USA)
Immaginiamoci la situazione: il nostro “Bravo Specialista” (ovviamente di chiara fama) ha guidato un
gruppo di lavoro in una ricerca durata anni, su un tema qualsiasi, ad esempio: “come misurare lo sviluppo
della società” (una bagattella, giustappunto…) ed è ormai giunto alla fine dei suoi guai: tutti i sistemi di
raccolta dati sono stati attivati, reti di comunicazione velocissime permettono di accentrare una mole di
informazioni (o, più semplicemente, di dati…) che verranno elaborate da un modello matematico-statistico
di una complessità mai vista.
Finalmente si possono trarre le prime conclusioni, estrapolare le prime classifiche, valutare l’andamento
negli ultimi anni e, udite udite, azzardare ipotesi del tipo “se facciamo questo accadrà quello…” !
Il nostro “Bravo Specialista” è pronto, e, il giorno scelto per la presentazione mondiale (un luminoso lunedì
di primavera, subito dopo pranzo…) sale sul podio davanti ad un folto gruppo di rappresentanti del più
alto livello della politica mondiale (ONU? G-8? G-n? ), accende la sua bella lampada luminosa, fa
abbassare le luci, posiziona il lucido trasparente (la prima volta si sbaglia, lo mette al contrario, ma
ovviamente lo gira immediatamente…) e inizia un’approfondita disamina di tutti gli aspetti metodologici e
matematici che hanno permesso di raggiungere l’incredibile risultato.
Dopo circa due ore, arrivando alle conclusioni, alza lo sguardo e rimane “leggermente” perplesso: la sala
è semivuota, intravede la maggioranza delle persone presenti impegnate nella lettura di un giornale o
della posta elettronica (con un palmare…), sente un brusio proveniente dall’atrio dove tutti gli assenti si
sono riuniti per parlare tra loro, a piccoli gruppi, del più e del meno (e dell’andamento dei rispettivi
campionati sportivi…).
Conclusione: la ricerca viene presto accantonata e messa in un cassetto, aggiunta ad un infinito elenco di
“indicatori compositi usati a livello internazionale”, citata da altri “bravi specialisti” nei loro lavori, ma
come impatto sulla realtà : ZERO.
Ok, forse stiamo esagerando, ma… qualche dubbio è lecito; dopo aver partecipato a numerosi convegni
(di varia natura ed estrazione), ed aver visto molte volte situazioni simili a quella prospettata, forse è il
momento di fare qualche riflessione .
Tutta la nostra attività professionale, scientifica, scolastica, ma anche relazionale in senso stretto,
comprende sempre e comunque la necessità, imprescindibile, di “comunicare”, di “presentare” agli altri le
nostre idee, ipotesi, conclusioni.
Chi sono questi altri ? in definitiva stiamo parlando di tutte le persone che, in qualche misura, ci
circondano: a partire dai nostri familiari (a cui, magari, “presentiamo” la nostra idea per le prossime
vacanze o per il prossimo pranzo di natale), ai nostri vicini (che cosa è un’assemblea di condominio, se
non un posto dove ciascuno “presenta” le proprie idee e/o lagnanze”?), i parenti più o meno stretti, i
colleghi di lavoro, (sia i sottoposti, che dobbiamo “motivare”, sia i nostri superiori, che dobbiamo
“convincere” della bontà dei nostri progetti), i potenziali clienti e/o finanziatori, i nostri elettori (se siamo
persone impegnate in politica), insomma, proprio tutti quelli con cui abbiamo relazione.
Il fatto stesso di avere relazione con gli altri ci porterà, spesso, a dover fare delle presentazioni, che, in
definitiva, sono di due tipi estremi: persuasive o informative (Mandel, 1987).
In realtà non esisteranno mai delle presentazioni in senso assoluto “persuasive” o “informative”, ma
piuttosto ogni presentazione si potrà collocare in una scala continua che oscilla tra i due estremi:
1,2,3,4,5,6,7,8 10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,...118
Powered by FlippingBook