Come preparare una presentazione di successo - page 13

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Supponiamo, per semplicità, di aver ottenuto, da una ricerca scientifica condotta con il massimo rigore, la
conclusione di disporre di un contenitore della capacità di 100 centilitri, contenente acqua per 50 centilitri.
E’ evidente che noi possiamo presentare, in modo asettico e imparziale, i dati così come sono, lasciando al
nostro ascoltatore l’onere e l’onore di trarre qualsiasi conclusione; è altrettanto evidente che non
potremmo essere tacciati di “scorrettezza” se presentassimo la situazione come “una bottiglia piena a
metà”, e parimenti saremmo ancora nel “corretto” se la presentassimo come “una bottiglia vuota per
metà”.
La questione non è del tutto peregrina: pensiamo di dover presentare una ricerca sulla situazione, ad
esempio, delle riserve petrolifere mondiali: probabilmente sugli investitori può avere un ben differente
impatto leggere un titolo di giornale come “Ormai consumata la metà delle riserve petrolifere mondiali”
piuttosto che “Ancora disponibile la metà delle riserve petrolifere mondiali”.
E allora ? che fare ? “pieno a metà” o “vuoto a metà” ? oppure, salomonicamente, astenersi e fornire
solo numeri ?
Il problema, in realtà, non è questo.
In ogni caso, qualsiasi sia l’impostazione che daremo alla nostra presentazione, noi trasmetteremo
comunque un messaggio, che potrà essere interpretato dall’ascoltatore in uno dei due modi (pieno o
vuoto), e assai raramente l’ascoltatore coglierà solo l’aspetto puramente numerico prescindendo da una
valutazione.
In situazioni del genere è normale che l’ascoltatore sia lì proprio per quello: avere delle indicazioni e delle
valutazioni per poter prendere poi delle decisioni “a ragion veduta”; purtroppo spesso non siamo molto
lontani dagli antichi comandanti di eserciti, che si affidavano all’opera di indovini (auspici o aruspici, a
seconda se la previsione veniva tratta dal volo di uccelli piuttosto che dall’esame delle viscere di un
animale sacrificato).
Questo tipo di ricerca, o meglio di “comprensione” del futuro, accompagna l’uomo praticamente da
sempre, e quindi è innata nella nostra natura la tendenza a cercare di “estrapolare” delle conclusioni a
partire dai dati che ci vengono presentati.
Pertanto è inutile pensare di poter presentare i dati in modo “obiettivo”, “scientifico”, o con qualsiasi altra
etichetta vogliamo per sottolineare la nostra imparzialità: è proprio l’ascoltatore che non può, o non vuole,
essere parziale, ma vuole trarre delle conclusioni di qualche tipo dalla nostra presentazione.
Quindi, anche contro la nostra volontà, dalla nostra presentazione verranno tratte delle conclusioni, fatte
delle valutazioni e, talvolta, prese delle decisioni; è giusto, a questo punto, ignorare questo aspetto e
lasciare al caso il tipo di conclusioni che possono essere tratte ? oppure è più corretto lavorare, seguendo
un’etica, e preparare innanzitutto in modo chiaro ed esplicito quelle che sono le nostre conclusioni e
valutazioni, ed impostare poi la presentazione in modo coerente con esse ?
E’ anche possibile che, nel tentare di ottenere un “messaggio” coerente dai dati che stiamo analizzando, si
scopra che tali dati sono insufficienti, e necessitano di ulteriori approfondimenti prima di poter trarre delle
conclusioni; tornando all’esempio iniziale: forse è importante capire se il contenitore di cui trattasi, nel
tempo, si sta “riempiendo” o “svuotando”: se stiamo analizzando, ad esempio, le riserve petrolifere
strategiche degli Stati Uniti non sarà sufficiente avere il semplice dato elementare, ma sarà necessario
analizzarlo alla luce di una serie storica che ci dica, ad esempio, se queste scorte stanno aumentando, se
stanno diminuendo, quali sono le cause di questo aumento o diminuzione. quale è stata la situazione geo-
politica in altri tempi con situazioni di scorte analoghe ecc..
Dobbiamo, in fin dei conti, seguire un modello elementare che prevede, passo dopo passo, di stabilire con
precisione:
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