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Diversamente dagli impianti di aria condizionata, i ventilatori meccanici accelerano
soltanto il movimento dell’aria e non abbassano la temperatura ambientale. In questo
modo la temperatura percepita diminuisce ma, pur dando sollievo, i ventilatori
stimolano la sudorazione ed aumentano il rischio di disidratazione se la persona
esposta non assume contemporaneamente una sufficiente quantità di liquidi.
1.3. Inquinamento atmosferico e caldo
I risultati di studi condotti sia in Europa che negli Stati Uniti sull’effetto a breve e
lungo termine dell’esposizione all’inquinamento atmosferico hanno mostrato che
l’esposizione ad inquinanti atmosferici primari come il PM
10
(materiale particolato con
diametro inferiore a 10 µm), e biossidi di zolfo (SO
2
) e secondari, come l’ozono (O
3
), è
associata ad un aumento della mortalità cardiovascolare e respiratoria (Samoli 2009,
Analitis 2006), aumento dei ricoveri ospedalieri per asma e BPCO (Sunyer 2003,
Atkinson 2004). Più recentemente uno studio multicentrico europeo sull’effetto
dell’interazione tra inquinanti atmosferici e temperatura ha fornito evidenze
dell’effetto sinergico sulla mortalità per tutte le cause, con gli effetti maggiori durante
i giorni in cui si registrano alte concentrazioni di ozono rispetto ai giorni con basse
concentrazioni. Risultati simili sono stati evidenziati per il PM
10
in studi sulla
popolazione di tutte le età e su quella anziana (Katsouyanni 2009).
L’effetto sinergico può variare tra diverse città in base alle caratteristiche climatiche
locali e alle capacità di adattamento della popolazione (Pattenden 2010, Filleul 2006).
Infatti, così come per l’esposizione al caldo, fattori socio demografici come l’età, il
genere, lo stato socio-economico e la presenza di patologie pre-esistenti possono
aumentare la suscettibilità agli effetti degli inquinanti (Stafoggia 2008, Chiusolo
2011).
La tabella 4 presenta una sintesi delle evidenze disponibili sui fattori di rischio e sui
meccanismi d’azione.