picco del campo elettrico o magnetico sarà poi confrontato con il valore di azione alla frequenza
equivalente, moltiplicato per
√
2. Per le frequenze comprese tra 100 kHz e 10 MHz, i valori di
azione di picco per le intensità di campo sono calcolati moltiplicando i pertinenti valori efficaci
(rms) per 10
a
, dove a = (0,665 log (f/10) + 0,176), f in Hz.
Per campi a frequenze tra 100 kHz e 10 GHz, la valutazione dell’esposizione va effettuata
considerando la potenza media per ogni intervallo di 6 minuti, per tenere in conto i tempi di risposta
del sistema di termoregolazione del corpo umano. Il tipico caso di segnale pulsato alle alte
frequenze è quello dei segnali radar. Nel caso di segnali pulsati modulati con frequenza della
portante >10 MHz, il valore di potenza media sulla durata dell’impulso deve essere inferiore a 1000
volte il valore d’azione su S
eq
fissato a quella frequenza. Ciò equivale a considerare il valore del
campo (elettrico) nella sola durata dell'impulso e confrontarlo con il corrispondente valore di azione
moltiplicato per 32. Per le esposizioni localizzate al capo nell’intervallo di frequenza 0,3-10 GHz,
viene fissato un limite aggiuntivo (SA
≤
10 mJ/kg come media su ogni massa di 10 g di tessuto) per
la prevenzione degli effetti acustici dovuti a termodilatazione. Tale limite è comunque verificabile
solo con tecniche di calcolo numerico.
4.17 - Come comportarsi all’esito della valutazione; con quali valori confrontarsi ?
Qualora la valutazione non evidenzi il superamento dei valori di azione non è richiesto che vengano
adottate specifiche azioni di prevenzione. Nel caso invece si riscontri il superamento dei valori di
azione si suggerisce di adottare direttamente le misure tecniche e organizzative finalizzate a ridurre
l’esposizione senza ricorrere alla valutazione mediante calcolo sul rispetto dei valori limite per le
complessità discusse al punto successivo.
Le misure tecniche e organizzative attuabili possono includere:
-
verifica delle corrette condizioni di installazione della macchina in termini di messa a terra e
filtraggio rispetto all’impianto di rete;
-
ricollocazione della sorgente nel locale ed eliminazione delle superfici riflettenti che
possono amplificare l’esposizione;
-
remotizzazione del controllo della macchina con conseguente allontanamento del lavoratore;
-
schermatura della sorgente, dei locali o dello spazio tra la sorgente e l’operatore;
-
ottimizzazione delle procedure di utilizzo della macchina;
-
limitazione degli accessi e segnalazione delle aree a rischio;
-
apposizione di segnaletica specifica per i soggetti particolarmente sensibili;
-
utilizzo di DPI, laddove disponibili, specifici per le frequenze di interesse (es indumenti
anti-RF, occhiali di protezione RF);
-
dispositivi d’allarme atti a segnalare tempestivamente il possibile superamento dei valori
d’azione.
In caso di presenza di lavoratori particolarmente sensibili al rischio o di possibile interferenza con
dispositivi medici elettronici, i valori misurati e/o calcolati, vanno confrontati non soltanto con i
valori d’azione e con i valori limite di esposizione, ma anche con opportuni livelli di riferimento per
la prevenzione dei rischi associati a tali problematiche. Se tali livelli non sono definiti da
raccomandazioni o norme tecniche per la tipologia di dispositivo o di segnale analizzato, devono in
ogni caso essere discusse le questioni relative a salute e sicurezza dei suddetti lavoratori.
4.18 – Quali metodi numerici utilizzare per l’eventuale confronto coi VLE ?
I valori limite di esposizione sono espressi in termini di grandezze dosimetriche, cioè grandezze che
sono definite all’interno del corpo umano, al fine di descrivere l'interazione con i campi
elettromagnetici. Questi parametri dosimetrici sono diversi in base all’intervallo di frequenza
considerato: i principali sono la densità di corrente indotta nella parte più bassa dello spettro (fino a
circa 1 MHz) e il SAR (tasso di assorbimento specifico) nella parte più alta dello spettro.