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Axtell, 1992, usa due acronimi per sintetizzare come deve essere il testo in una slide:
K.I.S.S.
&.
K.I.L.L
Keep it SHORT & SIMPLE
Keep it LARGE & LEGIBLE
Da Severgnini (Severgnini, 2007) possiamo ricavare un divertente “decalogo diabolico”, ovviamente da
intendere in senso ironico; è dedicato in genere agli scrittori e alla scrittura, ma molte regole sono
altrettanto valide per chi deve solo preparare una presentazione efficace:
1.
Usate dieci parole quando tre bastano
2.
Usate parole lunghe invece di parole brevi, sigle incomprensibili e termini specialistici
3.
Considerate la punteggiatura una forma di acne: se non c’è, meglio
4.
Fate sentire in inferiorità il lettore: bombardatelo di citazioni
5.
Nauseatelo con metafore stantie
6.
Costringetelo all’apnea: nascondete la reggente dietro una siepe di subordinate, e cambiate il
soggetto per dispetto
7.
Infilate due o più che in una frase
8.
Non scrivete
il discorso era noioso, e i relatori aspettavano l’intervallo
, ma
Lo speech era low-
quality e il panel s’era messo in hold per il coffee-break
.
9.
Usate espressioni come
in riferimento alla Sua del...; il latore della presente; in attesa di
favorevole riscontro
.
10.
Siate noiosi.
Un suggerimento che mi sento di aggiungere in calce: attenzione agli errori ortografici e/o ai refusi e/o
agli errori di battitura.
Non può capitare niente di peggio durante una presentazione, sia per l’effetto di “squalificare” il
presentatore (con effetto deleterio su tutta la “credibilità” della presentazione) sia per lo stesso
presentatore, che, se si rende conto dell’errore “durante”, talvolta avrà tali e tanti problemi di “imbarazzo”
da perdere il filo e finire in completa confusione.
Per evitare questo inconveniente l’unico modo è rileggere più volte le slide, e, se proprio si tratta di una
presentazione importante (ma tutte, in fin dei conti, lo sono) l’unico modo “sicuro” è di rileggere il testo
parola per parola, partendo dalla fine e andando “all’indietro”; questo permetterà di concentrare lo
sguardo e l’attenzione su ogni singola parola, ed evitare l’effetto cognitivo che ci fa leggere come corretta
anche una parola con un errore ortografico, se la lettura avviene troppo in fretta.
Bullet
Specialmente con l’avvento di PowerPoint (e programmi simili) è “esplosa” la mania di mettere, in tutte le
slide, il testo rigorosamente suddiviso in “punti”, con, a fianco, un “bullet” che identifica ogni singola riga.
C’è chi ha dichiarato tale uso un abominio, chi non ne potrebbe fare a meno: come al solito “in medio
stat virtus” (vedi paragrafo precedente).
Ovviamente piuttosto che una frase intera, lunga cinque - sei righe, è molto ma molto meglio mettere quei
4-5 punti che riportano solo gli elementi chiave (anche solo una parola per riga), perché saremo NOI a
dover dire quella frase.
Però… però… qualche slide che non sia “a punti”, ma con degli schemi, dei grafici, poche parole ben
centrate o simili, servirà a “spezzare” la noia incontenibile di una lunga serie di slide tutte strutturalmente
uguali.
In ogni caso, per quanto riguarda proprio i “bullet”, la scelta è pressoché infinita: dal semplice quadratino
o pallino colorato, fino alla manina con l’indice disteso, alla “spilletta”, a piccoli disegni colorati tipo
quadro astratto, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Qualche consiglio quindi si impone:
•
Meglio mettere “bullet” un po’ più grandi del testo (in PowerPoint se ne può regolare la
dimensione in percentuale, provare tra il 120 e il 130 %)
Non fare arlecchinate: è bene usare un solo tipo di bullet per tutta la presentazione, oppure, se si
presta a essere divisa in più parti, un tipo di bullet per ogni parte.