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dell’auditorio, per evitare di apparire come uno che “parla in punta di forchetta”, e in definitiva “non è
uno di noi”.
Tra l’altro l’uso di calate regionali, complice anche una televisione che sempre di più propone simpatiche
figure di comici che provengono più o meno da tutte le regioni e che fanno un “marchio di fabbrica” della
propria inflessione dialettale ha più o meno “sdoganato” un certo livello di “accento”.
E’ però necessario non esagerare, altrimenti il rischio è proprio di quello di essere presi per “comici”, e
quindi di perdere di credibilità, se gli ascoltatori sono particolarmente “acculturati”, o se il contesto è
accademico.
Velocità
La velocità con cui si pronunciano le parole è un altro elemento determinante per la comprensibilità; se si
parla troppo velocemente si avrà la tendenza a “mangiarsi” delle sillabe, oppure a unire più parole in un
lungo vocabolo poco comprensibile.
E’ anche ovvio che il pubblico, se la nostra esposizione è velocissima, tipo “mitraglia”, avrà molte difficoltà
a seguirci, e dopo pochi minuti non avremo più l’attenzione della maggior parte dei presenti.
Allo stesso tempo parlare troppo lentamente impedisce al pubblico di seguire il filo logico del
ragionamento perché permette alla mente degli ascoltatori di divagare e di distrarsi, e in definitiva può far
arrivare alla noia più totale.
Come correggere questi difetti: fondamentale, anche in questo caso, la presa di “coscienza” del problema;
per la eccessiva velocità sarà necessario inserire delle pause, e cercare di “scandire” ogni singola sillaba,
in un po’ di lavoro di esercizio “a solo” per cercare, lentamente, di correggersi; per la troppa lentezza il
lavoro da fare sarà sicuramente maggiore, perché spesso questa non è solo un’abitudine della “parlata”
ma si accompagna ad una maggiore difficoltà mentale della elaborazione delle frasi che si vogliono dire;
anche in questo caso, pause ed esercizio.
Ritmo
Si tratta di gestire un corretto ritmo di scansione degli argomenti; è importante valutare i vari passaggi, e il
tempo dedicato a ciascuna parte; non è bene preparare una presentazione che preveda un argomento
trattato in tre minuti, e un altro in trenta; in questo caso probabilmente l’argomento troppo “lungo” deve
essere suddiviso in più parti, oppure quello “breve” accorpato con un altro.
Chi ascolta deve avere il giusto tempo per acquisire quanto viene detto, e deve comprendere, dalla durata
di ogni argomento, la relativa importanza; un giusto equilibrio permette di evidenziare, se necessario,
quali sono i passi più delicati.
Per cambio di “ritmo” si intende anche il pronunciare delle frasi con velocità diversa, alternando, cercando
sempre di evitare la monotonia; una frase detta lentamente attira l’attenzione, poi si può proseguire a
velocità normale; una stessa frase di può dire due volte: una prima molto veloce, e una seconda al
“ralenty”: il tutto con l’obiettivo di fare una sorta di “effetto speciale” connesso alla sfera uditiva.
Tono
Il tono della voce serve per più motivi: trasmettere emozioni (attraverso le intonazioni date alle parole),
utilizzare l’enfasi (attraverso l’aumento o diminuzione di velocità), evidenziare ruoli (pensiamo alla voce di
un narratore di fiabe quando “impersona” vari personaggi: la voce della Nonna non sarà certamente
uguale a quella di Cappuccetto Rosso, né tanto meno a quella del Lupo).
Normalmente, e senza entrare in dettagli tecnici più pertinenti ad uno scopo professionale (cantanti e
simili) si può parlare di tono a tre livelli:
•
Tono “basso”
•
Tono “di petto”
•
Tono “nasale”
Per capire come è la voce di ciascuno c’è un metodo molto semplice: parlare normalmente appoggiando
leggermente la mano prima sull’addome, poi sul petto e infine sulla testa: dove avremo avvertito
maggiormente un senso di “vibrazione” lì si collocherà il nostro “tono” di voce.
Di solito la voce “di petto” è più gradevole; la voce “bassa”, “addominale”, “di pancia” risulta un po’
noiosa e “pesante”, mentre la voce “di testa”, “nasale”, “stridula” risulta sgradevole e indisponente.
Non è facile modificare il proprio tono di voce, se non a prezzo di faticosi e lunghi esercizi; un modo
semplice è proprio quello di esercitarsi a recitare un discorso a voce alta tenendo una mano appoggiata
sul petto, e cercando di “provocare” le vibrazioni che ci indicano il corretto “livello”.
Volume
Il volume della voce è un altro aspetto talvolta trascurato; normalmente chiunque è in grado di regolare
abbastanza bene il volume della propria voce, ma l’errore che si commette è quello di regolarlo come se